homehome                                                                        La Sacra Sindone

"Una reliquia insolita e misteriosa, singolarissimo testimone - se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati - della Pasqua, della passione, della morte e della risurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente!" [Giovanni Paolo II]

The Holy Shroud - Le Saint Suaire - La Sábana Santa - Heiliges Grabtuch - Плащаница


La Sindone di Torino è un lenzuolo di lino che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù  schiodato dalla croce e deposto  nel sepolcro. Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon). Si tratta di un lungo telo di lino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che racconta, come in uno specchio, la passione di Gesù descritta  nei Vangeli. [tratto dal Sito di Sindonologia]

La Sindone fotografia di Giuseppe Enrie, 1931. Si nota sia un contrasto dell'immagine molto più marcato dovuto al colore più chiaro del telo (si pensa che le molteplici ostensioni dell'ultimo secolo abbia influito sul suo ingiallimento), sia la presenza dei rammendi apportati nel 1534 dalle Clarisse di Chambéry per rinforzare i fori dovuti alle bruciature dell'incendio del 1532 (tali rinforzi son stati rimossi assieme al supporto posteriore, detto Telo d'Olanda, come è evidente nell'immagine in alto che ritrae la Sindone dopo i lavori di restauro del 2002)

 

Materiale Multimediale e link utili

[tutto il materiale qui presente è stato reperito in rete, si ringraziano pertanto gli autori sia per il lavoro svolto e sia il loro altruismo nel metterlo a disposizione di tutti. Ne approfittiamo, inoltre, per invitare tutti i lettori a segnalarci nuovo materiale per poter sempre di più arricchire queste pagine a beneficio di tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza della più interessante reliquia della storia]

Preghiere e meditazione

Festa Sacra Sindone 4 maggio - Salmodia

Via Crucis della Sacra Sindone

Giovanni Paolo II - Omelia sulla Sacra Sindone

Giuseppe Ghiberti - Commento Omelia Giovanni Paolo II

Benedetto XVI - Omelia

Benedetto XVI - Incontro con i giovani

Card. Poletto - Saluto a Benedetto XVI per visita Sindone

Orazione Sacra Sindone

 

 

Da "La Sindone, Analisi di un Mistero"

Conferenza della Prof.ssa Emanuela Marinelli

Parrocchia S. Cuore, Santeramo in Colle (BA)

15/05/2009 - (link alla conferenza)

La Sindone - presentazione - parte 1

La Sindone - presentazione - parte 2

La Sindone - presentazione - parte 3

La Sindone - commento alle diapositive della presentazione

Conferenza sulla Sindone - parte 1

Conferenza sulla Sindone - parte 2

 

 

Materiale vario (presentazioni e/o documenti)

L'eta' della Sindone torna un mistero (Tornielli 2010)

Sacra Sindone: dal Dizionario Interdisciplinare (Giuseppe Ghiberti)

Analisi e Vangelo della Sacra Sindone

Spiegazioni sulla Sacra Sindone

Sacra Sindone spiegata ai bambini (don Ferrero e Peiretti)

Storia della Sindone - G.M. Zaccone

Tesina di Maturità sull'immagine sindonica

La Sindone (dal Sito di Qumran) - presentazione

La Sindone (dal Sito di Qumran) - testo

La Sacra Sindone (presentazione incentrata sull'immagine)

La Sacra Sindone (presentazione sulle tracce presenti)

Confutazione prova C14 (Moroni Barbesino Bettinelli 2002)

lealeft del pellegrinaggio a Torino del nostro Oratorio

 

Links

Sito Ufficiale Sacra Sindone - Diocesi di Torino

Centro Internazionale di Sindonologia

Museo della Sacra Sindone

Sito di Sindonologia

Ampia ed approfondita lettura Sacra Sindone (da un blog)

Pellegrinaggio Organizzato dal nostro Oratorio

 

Bibliografia

M. Loconsole "Sulle tracce della Sacra Sindone - Itinerario Storico-Esegetico" (libro on line)

elenco libri dal sito del Centro Internazionale di Sindonologia

elenco libri dal sito Europe Near East Center

elenco libri dal Sito di Sindonologia

 

Cenni sulla Storia della Sindone

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.Matteo, 27, 59-60.
Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto.Luca, 24, 12.
…correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende giacenti, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende giacenti, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non giacente con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Giovanni, 28, 4-8.

Le notizie storiche antecedenti il XIV secolo, anche se non copiose, confermano la tradizione della conservazione dei panni sepolcrali di Cristo, e, pur non potendosi documentariamente collegare in modo assolutamente certo con la Sindone di Torino, integrano tuttavia i dati della ricerca scientifica fatta sul lenzuolo:

  • 544    A Edessa (oggi Urfa, Turchia) è conservata una straordinaria immagine "non fatta da mano d’uomo", che molti studiosi identificano con la Sindone, ripiegata in modo tale da presentare all’osservazione il solo volto.

  • 944    L’immagine di Edessa viene trasferita a Costantinopoli dove sarebbe stata distesa, permettendo la visione completa del corpo.

  • 1204  Nell’occupazione di Costantinopoli ad opera dei Crociati molte reliquie vengono disperse. Esistono testimonianze scritte di Crociati che dicono di avere visto "la Sindone del Signore".

  • 1205  (1 agosto) Teodoro Angelo, della famiglia del deposto imperatore di Costantinopoli, scrive al papa Innocenzo III lamentando le spoliazioni subite dalla città ad opera dei Crociati, ed in particolare chiedendo la restituzione della Sindone del Signore, che gli risulta conservata ad Atene.

I primi documenti che conosciamo relativi alla storia della Sindone di Torino si riferiscono agli anni intorno al 1356, quando Geoffroy de Charny, all’epoca figura di grande rilievo nel Regno di Francia, depositava presso la chiesa da lui stesso fondata a Lirey in Francia il lungo lenzuolo di lino sul quale si poteva vedere quella che venne subito ritenuta l’impronta di Cristo crocifisso e morto.

Tuttavia, anche se per quanto riguarda il periodo precedente alla comparsa in Francia non si ha alcuna certezza, si sono elaborate ipotesi interessanti, che suggeriscono affascinanti piste di ricerca. Esistono, infatti, antiche testimonianze, piuttosto generiche ma abbastanza concordanti, circa la possibile conservazione del corredo funerario di Cristo.

Una tesi sulla quale si lavora da alcuni anni ritiene che la Sindone possa in qualche modo essere collegata al venerato “Mandylion” di Edessa, un tessuto che la tradizione fa risalire al periodo di Cristo, sul quale Gesù avrebbe miracolosamente impresso il proprio volto. Questo perché ricerche su antiche fonti fanno pensare che il “Mandylion” custodisse non solo la figura di un volto, ma anche quella di un corpo. Alcuni testi della fine del primo millennio affermano poi che la formazione dell’impronta fosse da mettere in relazione alla Passione di Cristo, in particolare al sudore e al sangue del Getsemani.

Si ipotizza quindi che il “Mandylion”, pur conservando l’impronta di un intero corpo, sia stato ripiegato in modo da offrire alla vista solo il volto. In questo modo l’ipotesi di un'identità tra “Mandylion” e Sindone diventa suggestiva, anche se al momento non si può certo dire provata e rimane come una promettente pista di ricerca.

Il “Mandylion” fu trasferito nel 944 a Costantinopoli, dove è anche ricordata la presenza dei lini sepolcrali di Cristo. In particolare un crociato, Robert de Clari, ha scritto di aver visto tra il 1203 e il 1204 una sindone contenente l’impronta del corpo di Gesù, scomparsa in seguito al saccheggio della città. Dai dati che abbiamo non possiamo con certezza affermare che si trattasse della stessa Sindone che apparirà più tardi in Francia. Ma la notizia è molto interessante in quanto documenta con certezza l’esistenza di una Sindone figurata a Costantinopoli nel XIII secolo.

Nell'ipotesi che la Sindone descritta da Robert de Clari sia la stessa che giungerà in Francia centocinquant'anni dopo, si sono battute molte piste di ricerca per ricostruire un percorso plausibile, sulla base delle labilissime tracce documentali a noi note.

Due sono le ipotesi che godono di maggiore diffusione. Quella legata ad un possibile intervento dei Templari poggia su basi documentarie assai labili e pare al momento difficilmente percorribile.

La seconda, più interessante, presuppone un passaggio in Grecia, dove vi furono insediamenti importanti di feudatari latini, compresi i nostri Charny. È molto interessante, anche se purtroppo non pervenutoci in originale, un documento che localizza la Sindone ad Atene nel 1205. La notizia si armonizza abbastanza bene con altri indizi relativi ad un possibile soggiorno in Grecia della Sindone.

Dalla metà del XIV secolo, quando la Sindone che nel 1578 giungerà a Torino comparve in Europa, ne possediamo una storia documentata. Il periodo della permanenza a Lirey è infatti accompagnato da un significativa presenza di fonti che testimoniano l’interesse immediato suscitato dalla sua comparsa, pur tra le questioni e perplessità suscitate dall’insolito e particolare oggetto. Da allora sino ad oggi se ne possono ricostruire con certezza spostamenti e vicissitudini, in modo da escludere la possibilità che vi sia stata una qualsiasi sostituzione. Anche perché i documenti trecenteschi sono accompagnati da una fonte iconografica che permette l’identificazione certa tra quel Lenzuolo e quello conservato oggi a Torino.

Ceduta dall’ultima discendente di Geoffroy de Charny ai Savoia nel 1453, la Sindone rimase di loro proprietà sino al 1983, quando venne destinata per testamento da Umberto II di Savoia alla Santa Sede. Nel 1506, anno in cui ne vennero approvati il culto pubblico e l’ufficio, la Sindone fu stabilmente riposta nella Sainte-Chapelle di Chambéry. Qui, la notte del 4 dicembre 1532, scoppiò l’incendio dal quale il Lenzuolo fu salvato a fatica, ma non prima che si verificassero i danni ancor oggi ben visibili, anche se riparati dalle Clarisse nel 1534.

Tornata a Chambéry dopo il lungo peregrinare dovuto alle guerre che interessarono lo stato sabaudo, venne portata a Torino dal duca Emanuele Filiberto. Nel 1694 il Lenzuolo fu definitivamente collocato nella Cappella del Guarini, dove è stato per trecento anni, salvo alcuni periodi nei quali fu messo al sicuro da pericoli bellici. Nel 1993, per permettere i restauri della Cappella, la Sindone venne trasferita nella teca dietro l’altar maggiore del Duomo. Di qui è stata asportata la notte dell’11 aprile 1997, a seguito dell’incendio che ha gravemente danneggiato la Cappella del Guarini, ed ha anche minacciato l’integrità del Lenzuolo, rimasto comunque fortunatamente indenne.

L’esistenza della Sindone è stata scandita dalle ostensioni, sino all’inizio del Settecento periodiche, ed in seguito celebrate solo più per solennizzare eventi dinastici o di particolare rilievo. Nell’Ottocento le ostensioni furono ancora più rare. Nel 1804 ebbe luogo una esposizione privata alla presenza del Papa Pio VII che si fermò a Torino durante il viaggio per recarsi ad incoronare Napoleone. Lo stesso pontefice, 11 anni dopo, durante il periodo dei “100 giorni” fu di nuovo a Torino dove partecipò ad una solenne ostensione pubblica il 21 maggio 1815.

Nel frattempo il ritorno dei legittimi Sovrani negli Stati sabaudi era stato celebrato con un'ostensione il 20 maggio 1814.

Dopo l’ostensione del 1822, voluta da Carlo Felice per impetrare la protezione celeste all’inizio del suo regno, furono celebrate quelle del 1842, in occasione delle nozze del futuro re Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide d’Austria e del 1868 per le nozze di Umberto (I) con la principessa Margherita di Savoia. Durante questa ostensione la principessa Clotilde, moglie del nipote di Napoleone, Joseph-Charles-Paul detto il Principe Gerolamo, sostituì la fodera nera che era stata posta nel 1694 con altra di colore cremisi. Circa l’ostensione del 1842 abbiamo una notizia, giunta attraverso la breve nota di un giornale di divulgazione, secondo la quale vi sarebbe stata l’intenzione di riprodurre con il dagherrotipo la Sindone, ma le condizioni ambientali ne impedirono l’esecuzione.

Solo nel 1898, durante l'ultima ostensione dell'Ottocento, si poté eseguire la prima fotografia della Sindone, ad opera di Secondo Pia.

Il Novecento ha conosciuto cinque ostensioni pubbliche: 1931, 1933, 1978, 1998 e 2000, a cui si deve aggiungere quella televisiva del 1973.

Numerose sono state le ostensioni private, a scopo di studio e per particolari occasioni, tra le quali quella del 1981 per il viaggio di papa Giovani Paolo II a Torino. Il Papa è poi tornato a venerare la Sindone il 24 maggio 1998, quando pronunciò un memorabile discorso sul suo significato per il credente e lo scienziato, che rappresenta il fondamento per lo sviluppo della ricerca e della pastorale sindonica nel nuovo millennio.

Nel 2002 ha avuto luogo lo storico intervento conservativo sulla Sindone, con l'asportazione delle toppe cucite dalle Clarisse di Chambéry e la sostituzione del Telo d'Olanda di supporto.

[tratto dal sito del Centro Internazionale di Sindonologia]

   

Domenica, marzo 21, 2010

Sacra Sindone. L’immagine della luce della Risurrezione

Di Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it

Dal 10 aprile al 23 maggio di quest’anno sarà possibile vedere con i nostri occhi la vittoria della vita sulla morte. L’immagine della risurrezione del corpo glorioso di Gesù Cristo impresso sulla Sindone. Un destino che attende anche noi – secondo la sua promessa in Gv 6,54: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». La Sacra Sindone attira anche in questa ostensione due milioni di visitatori proprio perché l’immagine è un segno visibile del potere di Dio sulla vita e sulla morte che ci rimanda al nostro destino finale e al cuore stesso della fede cristiana. Già San Girolamo (IV sec.) diceva: «Il sepolcro vuoto è la culla del Cristianesimo». In un passo dello Pseudo Cipriano – uno dei Padri della Chiesa e vescovo di Cartagine (III sec.) Gesù dice: «Voi mi vedrete così come si può vedere uno nell’acqua o in uno specchio».

Le probabilità della Sindone

C’è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone, anche riguardo ai particolari “personalizzati” del supplizio. 

  •  flagellazione come pena a sé stante, troppo abbondante per essere il preludio della crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21).

  • La coronazione di spine, fatto del tutto insolito. La Sindone mostra ferite anche sulla calotta cranica. Era quindi un casco di spine, non una coroncina.

  • Il trasporto del patibulum. Sul dorso è presente il segno del trave orizzontale della croce. Peso del patibulum: circa 45 chili con sezione di 10 cm. di legno d’ulivo e larghezza di 180 cm. Portare l’intera croce (forse 120 chili) era impossibile e anche scomoda per innalzare il condannato.

  • La sospensione ad una croce con i chiodi invece delle più comuni corde.

  • L’assenza di crurifragio, la rottura delle tibie come colpo di grazia che davano i romani. Gesù era già morto (Gv 19,33) e gli fu risparmiato, realizzando così la Scrittura (Gv 19,36) di Numeri 9,12 e Esodo 12,46.

  • La ferita al costato inferta dopo la morte, con fuoruscita di sangue e siero.

  • Il mancato lavaggio del cadavere (per la morte violenta e una sepoltura affrettata).

  • L’avvolgimento del corpo in un lenzuolo pregiato e la deposizione in una tomba propria invece della fine in una fossa comune.

  • Il breve tempo di permanenza nel lenzuolo.

 Valutando con un calcolo di probabilità 100 affermazioni che sono state fatte pro o contro l’autenticità della Sindone, l’ingegnere Giulio Fanti, docente all’Università di Padova, ed Emanuela Marinelli hanno ottenuto questo risultato: è più probabile il fatto che esca lo stesso numero al gioco della roulette per 52 volte consecutive, piuttosto che la Sindone non sia il lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth!

Se si getta in aria una moneta, si ha una probabilità su due (1/2) che si ottenga il lato della moneta prescelto; se si getta in aria un dado, la probabilità che si ottenga la del dado col numero prestabilito, sarà di una su sei (1/6).

Gettando in aria simultaneamente moneta e dado, poichè i due eventi sono tra di loro indipendenti, la probabilità che si ottenga contemporaneamente il lato della moneta e la faccia del dado prestabiliti, sarà di una su dodici (1/2 x 1/6= 1/12).

Ora prendiamo in esame le sette caratteristiche più significative comuni a Gesù di Nazareth (secondo il racconto evangelico) e all’Uomo della Sindone e vediamo quante sono le probabilità che tali caratteristiche si trovino riunite contemporaneamente su uno stesso uomo che abbia subìto il supplizio della crocifissione.

1 –  Sia Gesù sia l’Uomo della Sindone sono stati avvolti in un lenzuolo funebre dopo la morte per crocifissione.

E’ noto che non molti crocifissi possono avere avuto una regolare sepoltura (era il supplizio più ignominioso riservato a schiavi, briganti, assassini e continuava dopo morte nel disprezzo al cadavere): una probabilità su cento (1/100).

2 -  Tanto Gesù quanto all’Uomo della Sindonico è stato posto sul capo un casco di spine. Nessun documento storico ricorda una tale usanza. Limitiamo questa lontanissima probabilità a una su cinquemila (1/5000).

3 -  Il patibulum ha pesantemente gravato sulle spalle dell’Uomo della Sindone come su quelle di Gesù. Un peso di 45 chili.

Solo a volte il condannato doveva portare il palo orizzontale della croce fino al luogo di esecuzione: una probabilità su due (1/2).

4 -  Stessa probabilità (1/2) per come risultano fissate le mani e i piedi della croce. Nei polsi (“spazio di Destot”), per rendere statica la crocifissione. Non nei palmi della mani, come nell’iconografia classica. L’immagine non mostra i pollici perchè bucando in quel punto il nervo mediano provoca la ritrazione dei pollici. I condannati potevano essere fissati con inchiodamento o mediante una più semplice e rapida legatura con funi.

5 -  Il Lenzuolo sindonico rivela una ferita al costato destro dell’Uomo che ha avvolto.  Il Vangelo di Giovanni narra che a Gesù: “Non spezzarono le gambe, ma un soldato gli aperse il costato con la sua lancia, e subito uscì sangue ed acqua”. Forse una probabilità su dieci (1/10).

6 -  L’Uomo della Sindone è stato avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce, senza che venisse effettuata alcuna operazione di lavaggio e unzione del cadavere; lo stesso è accaduto a Gesù, in quanto stava per arrivare la Pasqua ebraica durante la quale nessun lavoro manuale poteva essere eseguito: una probabilità su venti (1/20).

7 -  La Sindone reca l’impronta del cadavere di un uomo, ma non tracce di putrefazione.

Dunque essa ha avvolto un corpo umano per un periodo breve, e tuttavia sufficiente perchè vi imprimesse un’orma.

Il cadavere di Gesù riposò nel sepolcro per poco più di trenta ore, dalla sera del venerdì all’alba della domenica.

E’ una straordinaria concordanza che autorizza a considerarla una probabilità su cinquecento (1/500).

Da questa analisi il Prof. Bruno Barberis ha poi ricavato la probabilità complessiva che è data dal prodotto delle singole probabilità considerate;

eccola:

1/100 x 1/5000 x 1/2 x 1/2 x 1/10 x 1/20 x 1/500 x 1/200.000.000

In linea con gli studiosi suoi predecessori, ha potuto dedurre che su 200 miliardi di ipotetici crocifissi UNO SOLO può aver posseduto le stesse identiche caratteristiche comuni a Gesù e all’Uomo della Sindone, ed è il Vangelo che ci dice il suo nome: GESU’ CRISTO, che patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto e che il terzo giorno risuscitò da morte.

La luce della Risurrezione

‑­Uno studio molto importante è stato condotto nel 1996 da un chirurgo uroginecologo statunitense cattolico, August Accetta (51 anni) – fondatore dello Shroud Center of Southern California –  il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di difosfato di metilene contenente tecnezio-99m – un isotopo radioattivo usato in medicina nucleare – che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da una apposita apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era quello di realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano. Secondo il dott. Accetta, infatti, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale della fede.

Accetta riferisce che solo un evento miracoloso può spiegare pienamente la complessità dell’immagine. Il medico pensa che quando il corpo di Gesù è diventato di luce, il lenzuolo della Sindone che lo copriva ha iniziato a passare attraverso il corpo perdendo la sua gravità. Accetta teorizza che mentre il lenzuolo funerario cadeva, esso   assunse la corrispondente energia e le informazioni tridimensionali presenti sull’immagine, impossibili da riprodurre.  

A Roma nel 2008 dei ricercatori italiani hanno ‘ricreato’ la Sacra Sindone: irradiando tessuti di lino con un brevissimo e potentissimo lampo di luce prodotto da laser a eccimeri del Centro Enea di Frascati, sono riusciti a imprimere immagini con le stesse caratteristiche della figura della Sacra Sindone, in cui la colorazione riguarda solo le fibrille piu’ superficiali, senza passaggio di colore sul rovescio della tela. I risultati dei loro esperimenti sono pubblicati sulla rivista Applied Optics e secondo Giuseppe Baldacchini, coordinatore della ricerca, avvalorano l’ipotesi che da sempre la Chiesa sostiene, e cioe’ che l’immagine di Cristo sia stata originata da un potente lampo di luce attribuito alla resurrezione

Una fortissima luce dunque si sprigionò da quel corpo all’interno di una grotta-sepolcro buia. Osservando l’immagine si nota che il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. E’ esso stesso fonte di luce. Non corrisponde ad alcun stile pittorico, anzi, è stato modello di immagini sacre sin dai primi secoli. Sull’immagine non c’è pigmento. Non è un dipinto, non è prodotto dal contatto con un bassorilievo riscaldato.  Se la si osserva da meno di tre metri di distanza l’immagine scompare. La stessa si vede meglio al negativo fotografico. Vi sono presenti pollini della Terra Santa e tracce di aragonite, visibili solo al microscopio. E’ polvere presente in Terra Santa. Tasferita sui ginocchi di Gesù in seguito alle tre cadute.  Si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra oltre che di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l’aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente uguali.

Impossibile il falso

Nel Medio Evo erano completamente ignorate le conoscenze storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui si era persa la memoria. L’eventuale falsario medievale non avrebbe potuto raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l’iconografia medievale: corona di spine a casco, trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all’epoca di Cristo.

Lo stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l’invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite.

Il falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l’olografia realizzata negli anni ‘40 del XX secolo. Per “disegnare” il rivolo di sangue a forma di 3 rovesciato sulla fronte avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima volta nel 1593 da Andrea Cesalpino, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità, scoperta nel 1666.

Ma si sa – «per chi crede ogni miracolo è superfluo, per chi non crede nessun miracolo è sufficiente» (Franz Werfel). La Sacra Sindone rimane il segno visibile che la morte non ha l’ultima parola. Per questo parla direttamente al cuore di chi la venera. Non ci rimane che unirci a Pietro (Gv 6,68-69) nella sua esclamazione: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio».